Oggi 5 ottobre, Giornata mondiale UNESCO degli Insegnanti, parliamo con Simonetta Filippi, una maestra di Capraia oggi in pensione fautrice del progetto “Con-Centriamoci a Capraia”, nato per unire le donne dell’isola.
Di Viola Vitteritti
Con-Centriamoci a Capraia nasce una sera d’inverno durante uno degli appuntamenti del gruppo di lettura della Biblioteca, composto soprattutto da donne giovani. L’idea consiste in una giornata performativa fra arte, cultura e uncinetto, che si è svolta il 16 settembre 2023, il cui ricavato andrà a due associazioni impegnate contro la violenza sulle donne.
Simonetta Filippi ha sessantasei anni ed è stata maestra all’isola di Capraia negli anni Ottanta. All’apertura della biblioteca dell’Isola, nel 2020, è tornata a viverci come pensionata.
Ho scelto di vivere in quest’isola. Qua ho conosciuto la bibliotecaria ufficiale, Viola – io sono volontaria – e con lei abbiamo fortemente voluto questo gruppo di donne. L’idea è stata inizialmente supportata da Anna Turrina, una delle ragazze venute sull’isola con lo smart working e adesso tornata a Verona. Eravamo nella Torre che leggevamo e mi sono accorta di essere l’unica della mia generazione. Erano tutte giovani, mancavano le donne dell’isola. Mi sono chiesta allora cosa poter fare per unirle e coinvolgerle, e mi è venuto in mente un bellissimo documentario su Maria Lai, artista sarda che ha invitato in una giornata scelta tutti gli abitanti del paesino, Ulassai, a legare – letteralmente – le loro case alla montagna con un lunghissimo nastro. Si trattava di riportare l’attenzione sulle proprie radici, conoscenze e storia tipica del loro paese. In questo modo, simbolicamente, gli abitanti accettavano di legarsi alla loro tradizione.
Nasce così l’idea di una performance e, soprattutto, di creare un gruppo di donne per fare comunità
Questa cosa mi ha smosso. Anche noi a Capraia avremmo dovuto trovare il modo di riconnetterci al nostro passato. Cosa che è già cominciata, la Biblioteca è stata inserita in una Torre antica, in una comunione fra vecchio e nuovo. Troviamo un altro simbolo, allora, mi sono detta, e penso alla Pieve di Santo Stefano, ultimo avamposto prima della macchia più fitta. Una pieve sconsacrata, ma con tracce di persone: bigliettini di chi passa di là, simboli di tante religioni, pensieri e preghiere, quindi abitata. Anche quello era simbolo di qualcosa che si è rinnovato.
Ecco allora l’idea di unire i due luoghi. Ma come?
Considerando lo yarn bombing, movimento artistico riconosciuto a livello mondiale, basato sulla lavorazione di filati all’uncinetto e che qui in Italia ha preso piede come creazione di quadrati. Che vengono poi esposti per parlare di violenza e diritti, invadono le piazze e le vie.
E qui a Capraia come fare?
Le donne di Capraia sono davvero brave a lavorare, ma lo fanno in solitaria, nelle loro case. Le ho invitate a trovare un posto comune e alla fine ci siamo riuscite, nello spazio che condividiamo con la biblioteca, la sala ipogea.
E finalmente nasce il gruppo.
Nascono le Sàmmole, gli aglietti selvatici, piantine bellissime con fiorellini bianchi molto vistosi, che crescono tanto in primavera sull’isola, e non isolate, ma in gruppo. Una piantina povera ma importantissima, dal gusto forte e tenace. È usata in tante ricette, soprattutto a partire dal dopoguerra. Le donne sono state essenziali nel trovare questa soluzione di cibo.
Il progetto ha coinvolto un numero incredibile di persone.
Abbiamo dovuto bloccare le partecipazioni, sono arrivati centrini da tutta Italia e non solo. Abbiamo lavorato per due anni: avevamo richiesto 1000 centrini per collegare la Torre alla pieve, ne sono arrivati oltre 2000.
Il 16 settembre 2023 si è tenuta la giornata conclusiva.
Sono venute tantissime donne sull’isola. Abbiamo fatto tutte insieme il percorso dalla Torre, luogo di inizio, alla pieve, mettendo a distanza ravvicinata lungo il tragitto tutti questi centrini. Una giornata performativa, il cui senso principale è stato il percorso stesso in gruppo, come comunità allargata. Ci sono gruppi che si sono formati proprio sulla nostra proposta, è stata una sorellanza incredibile.
Una sorellanza e un modo per fare rete!
Abbiamo fatto rete! Ma non solo grazie all’invio di centrini. Abbiamo chiesto a tutte le partecipanti di mandare una foto delle proprie mani al lavoro, con solo il nome, l’età e la provenienza – foto che pubblichiamo ogni giorno sulle nostre pagine social. Unitamente, alla risposta alla domanda: “cos’è un’isola?”. E qua si è aperto un mondo. È stata un’emozione leggere le risposte, nella grande partecipazione delle donne.
Quali sono i prossimi appuntamenti, dopo la giornata performativa?
Alla Sagra del totano, che si tiene fra ottobre e novembre, metteremo all’asta i centrini e il ricavato andrà a due associazioni a favore delle donne, che hanno partecipato al nostro progetto. E non solo: è appena uscita sul nostro sito la “Ballata per un’isola”, all’interno del libro fotografico che racconta la storia di questa esperienza. La Ballata nasce dalle definizioni dell’isola date dalle donne.
Un invito a leggerla, per respirare la voglia di isole che circonda le Isole di Toscana. Un modo per raccontare la Riserva della Biosfera MAB UNESCO e la sua comunità in crescita.